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Immagine del redattoreEmilio

Il propositivo Sassuolo di De Zerbi

INTRO

L’ U.S. Sassuolo Calcio, allenato da due stagioni da colui che è probabilmente uno dei migliori allenatori emergenti del panorama italiano, il bresciano Roberto de Zerbi, utilizza come sistema di gioco base il 4-2-3-1. Il mantra del tecnico de Zerbi è sicuramente quello di giocare bene e conquistare il risultato attraverso il bel gioco: gli emiliani infatti, fanno della costruzione dal basso, dei passaggi corti e del movimento senza palla il loro diktat. Nonostante un gioco a tratti spumeggiante e incanta tutti gli appassionati, il Sassuolo attualmente è fermo a 34 punti (9V, 7P e 12S lo score degli emiliani) che valgono ai neroverdi il dodicesimo posto in graduatoria, a +9 sulla zona retrocessione. La rosa a disposizione di de Zerbi, così come da tradizione per la squadra della famiglia Squinzi, presenta una forte impronta azzurra: sono ben 14 infatti gli italiani presenti in rosa, tra i quali ovviamente spicca l’azzurro Domenico Berardi. Il Sassuolo, in queste ventotto uscite stagionali, ha messo a segno 48 gol, mentre sono 49 le marcature incassate.

SISTEMA DI GIOCO

1. Base: La squadra neroverde utilizza come sistema di gioco base il 4-2-3-1. 2. In fase di possesso: Quando Berardi e compagni sono in possesso della sfera, il sistema di gioco che si è osservato con più frequenza è il 2/4-4: gli uomini più arretrati sono i due difensori centrali che restano fuori dalla manovra offensiva (partecipano solamente quando la palla torna dalle loro parti), davanti a loro si schierano in linea i due mediani e i due terzini, con questi ultimi pronti a spingere in avanti. Completano lo schieramento i due esterni d’attacco molto larghi sulle corsie e il trequartista che si porta accanto alla punta in zona centrale. Va precisato che, in alcune occasioni, gli uomini di de Zerbi, si sono anche schierati con il 2-3-2-3 (la terza linea in questo caso è costituita da un mediano che avanza e dal trequartista che si abbassa leggermente) o ancora con il 2-1-3-1-3 (gli uomini tra le linee sono un mediano e il trequartista). 3. In fase di non possesso: In questa fase, così come succede per tante altre squadre, il sistema di gioco adottato varia, a seconda della posizione del pallone: quando la sfera è nella metà campo offensiva e/o nei pressi del centrocampo, la squadra si dispone con il 4-2-3-1 di partenza e abbozza un tentativo di pressione soprattutto quando la palla arriva sulle corsie laterali. Quando invece il pallone rotola nella zona difensiva, gli emiliani tendono a schierarsi con il

4-4-1/1, che prevede i due esterni d’attacco in linea con i mediani e il trequartista leggermente più dietro della punta centrale. Raramente, si è anche osservato un 4-1-4/1, con un mediano che si posiziona davanti alla linea difensiva e il trequartista che occupa la sua posizione ricreando la linea a quattro uomini dietro il terminale offensivo che resta escluso dalla manovra difensiva.

FASE DI POSSESSO

Il Sassuolo adotta praticamente sempre la costruzione dal basso (non a caso, i neroverdi sono la squadra che in assoluto lancia lungo meno volte di tutta la Serie A). La sortita offensiva quindi inizia con il portiere che scarica sul corto per uno dei due difensori centrali che, una volta ricevuto il pallone, cercherà di effettuare il primo passaggio in verticale verso uno dei due mediani che nel frattempo si è abbassato e liberato dalla marcatura ed è pronto a ricevere (va precisato che se i mediani sono schermati, può abbassarsi il trequartista per ricevere questo passaggio). Se questo primo passaggio va a buon fine, il ricevitore di quest’ultimo controllerà la sfera e cercherà di girarla immediatamente su uno dei due lati, servendo quindi il terzino che si è portato più avanti.

Una volta che la sfera è arrivata al terzino, il passaggio successivo della costruzione prevede l’avanzamento con il pallone proprio del terzino che, una volta arrivato in zona offensiva, va a scambiare la sfera con l’esterno alto di competenza che si abbassa leggermente (anche per far venire fuori il terzino avversario): una volta scaricato il pallone su quest’ultimo, il terzino prosegue la sua avanzata andando a sovrapporsi, attaccando così lo spazio libero lasciato alle spalle dall’esterno e creando anche la superiorità numerica sul lato (classico 2vs1 se la difesa non si adatta). La sovrapposizione del terzino infatti, è un altro dei mantra della squadra emiliana e si verifica praticamente in ogni azione offensiva e su entrambe le corsie (i neroverdi attaccano principalmente sul lato destro quindi sono più numerose le discese di Toljan rispetto a quelle fatte registrare dal terzino che opera sul lato mancino del campo). Va anche precisato che la sovrapposizione del terzino si verifica anche quando non è quest’ultimo a far arrivare la palla all’esterno d’attacco (cioè si sovrappongono praticamente sempre). Tornando alla costruzione della manovra, l’esterno alto una volta che ha ricevuto la sfera ha due alternative a disposizione: · Tentare la sortita offensiva individuale al limite dell’area, ad esempio Berardi tende spesso ad accentrarsi e andare al tiro mentre Boga tenta molto spesso di attaccare in modo diretto la linea difensiva avversaria andando in percussione e cercando il dribbling; · Provare a servire Caputo al centro dell’area con dei traversoni, questo è anche favorito dal fatto che l’attaccante ex Empoli è molto bravo nel muoversi in area e non disdegna anche il ricevere e giocare il pallone spalle alla porta. I cross al centro risultano molto rari (gli emiliani infatti sono nettamente la squadra che crossa meno di tutto il campionato) e, quando vengono effettuati (solitamente dal terzino o da Berardi, praticamente assenti i cross da parte di Boga), vedono al centro dell’area la presenza dell’attaccante, del trequartista e dell’esterno d’attacco del lato opposto. Il limite dell’area invece resta poco presidiato in questo frangente. La sequenza di passaggi “passaggio in verticale à passaggio verso la corsia esterna” si verifica, non solo in zona difensiva, ma anche in mediana e nella trequarti avversaria, a conferma che questa è l’idea principale dei neroverdi quando si tratta di costruire la propria manovra offensiva. Quando questa sequenza non riesce al primo tentativo, gli uomini di de Zerbi decidono di tornare indietro e provare la stessa cosa dalla parte opposta del campo. Se anche questo nuovo tentativo non porta a risultati positivi (ad esempio perché la squadra avversaria scherma bene i mediani o comunque nega il passaggio in verticale/sugli esterni), gli emiliani decidono di lanciare lungo in avanti, scelta che però porta a risultati molto scarsi (ecco perché una buona idea per renderli inoffensivi è costringerli a buttare il pallone in avanti). L’altra giocata tipica del gioco del Sassuolo è il già citato scambio tra terzino ed esterno alto. Ogni qualvolta che un terzino è in possesso di palla e spinge infatti, l’esterno alto che agisce su quel lato si abbassa leggermente per ricevere il pallone, liberando così spazio alle sue spalle. Quest’ultimo viene sempre e sistematicamente attaccato dal suddetto terzino che conclude la sua discesa andando a sovrapporsi all’esterno, proponendosi quindi anche come ricevitore di un nuovo passaggio. Anche e soprattutto in fase di possesso, si evidenzia il grande ordine in campo degli uomini di de Zerbi e la grande organizzazione di gioco: ad ogni movimento incontro di un calciatore ad esempio, ne corrisponde un altro effettuato da un secondo giocatore che va a coprire/occupare lo spazio libero creatosi grazie al movimento del primo calciatore, oppure se un giocatore si trova in una posizione diversa da quella che ricopre abitualmente, c’è sempre un compagno pronto a rimediare e che va ad occupare quella posizione. L’uomo più cercato durante la manovra offensiva è senza dubbio la stella della squadra, l’esterno d’attacco azzurro Domenico Berardi: il 25enne calabrese, come già anticipato, quando entra in possesso del pallone tende ad accentrarsi molto spesso (in questo caso, come si vede dalla lavagna tattica che segue, lo spazio sulla corsia lasciato libero viene attaccato dal trequartista o dal terzino che spinge), per poi attaccare la difesa in 1vs1 o tentare la conclusione dalla distanza. Inoltre, va anche precisato che Berardi tende a venire molto verso il centro del campo anche quando non è in possesso del pallone (anche in questo caso lo spazio sulla corsia sarà poi occupato o dal trequartista o dal terzino in avanzamento).

Una menzione la merita anche il trequartista neroverde : nelle partite analizzate ad essere schierato in quel ruolo è stato il serbo Djuricic. Ebbene, si è osservato che de Zerbi vuole che il suo trequartista svari molto su tutto il fronte d’attacco, vada ad occupare lo spazio lasciato libero dagli esterni che si accentrano (con o senza palla) e si abbassi per ricevere il primo passaggio in verticale quando i mediani sono ben coperti dagli avversari. Quando la sfera è ancora in zona difensiva, gli esterni d’attacco tendono ad essere molto larghi, praticamente a ridosso della linea laterale (questo ovviamente si verifica quando decidono di non accentrarsi). Il ritmo di gioco tenuto in fase di possesso dagli uomini di de Zerbi è medio. Alla fase offensiva partecipano quasi sempre nove uomini, gli unici esclusi da questa e che quindi restano bassi in marcatura preventiva, sono i due difensori centrali che però partecipano alla manovra quando la palla arriva dalle loro parti (sostanzialmente fanno ripartire l’azione quando la difesa avversaria rinvia lungo).

TRANSIZIONE POSITIVA E SMARCAMENTO PREVENTIVO Quando i neroverdi recuperano palla, la scelta è quasi sempre la stessa: contropiede immediato. La transizione in questo caso consiste principalmente in una uscita palla al piede del giocatore che ha recuperato la sfera. Lo smarcamento preventivo è fatto quasi sempre dalla sola punta centrale che resta più avanzata e fuori dalla manovra difensiva. È bene precisare però che, vista la modalità con cui gli emiliani partono in contropiede, questo smarcamento risulta poco efficace o comunque sfruttato molto raramente.

FASE DI NON POSSESSO

Nella seconda sezione del presente report abbiamo visto come il Sassuolo, a seconda della posizione del pallone, adotti due schieramenti leggermente differenti tra loro: quando la sfera è in zona offensiva o nei pressi del centrocampo, gli uomini di de Zerbi si sistemano in campo con il loro sistema di gioco base (4-2-3-1). Quando invece la palla rotola a ridosso della zona difensiva e/o del centrocampo, la squadra emiliana modifica il proprio assetto, schierandosi quasi sempre con un 4-4-1/1 che prevede i due esterni d’attacco più bassi e a livello dei mediani, la punta centrale più avanzata e il trequartista schierato alle sue spalle (anche se talvolta si è osservato che quest’ultimo ha affiancato il terminale offensivo, trasformando quindi lo schieramento in un 4-4-2). L’altro sistema di gioco adottato dai neroverdi quando non sono in possesso della sfera è il 4-1-4-1 che prevede un mediano e il trequartista posizionati tra le linee. Nella strategia difensiva degli emiliani è presente la pressione aggressiva: va specificato però che questa viene portata solamente quando la palla è sul lato e si verifica ad ogni altezza del campo, zona offensiva compresa (pertanto quindi possiamo anche parliamo di pressione alta sul lato). A pressare gli avversari in zona offensiva, ci pensano principalmente la punta centrale e il trequartista, ai quali si aggiunge talvolta anche uno dei mediani che esce forte in marcatura. Quando invece la sfera è nella fascia centrale del terreno di gioco, gli uomini di de Zerbi si abbassano e lasciano quasi sempre giocare gli avversari, seguendo lo spostamento del pallone e facendo i dovuti scivolamenti. Come è possibile vedere anche nella lavagna tattica che segue, il Sassuolo decide di schermare il regista basso avversario, costruendo attorno a quest’ultimo una sorta di “gabbia”, formata da quattro uomini.

La retroguardia emiliana, visto anche il massiccio impiego in fase offensiva dei terzini, tende a concedere molto sulle corsie esterne del campo (soprattutto quando la squadra avversaria decide di attaccare subito una volta recuperato il possesso del pallone) Va precisato comunque che, a difesa schierata, quando la sfera è sul lato e nei pressi dell’area di rigore, a dare una mano al terzino ci pensa l’esterno d’attacco che si abbassa, partecipa attivamente alla manovra difensiva e non disdegna il portare un raddoppio proprio in collaborazione con il terzino. Un altro punto debole, anzi probabilmente il deficit più importante della difesa neroverde, è quello che si registra sulle palle alte: nonostante una discreta fisicità infatti, i difensori di de Zerbi vanno in grandissima difficoltà quando la sfera arriva dall’alto in area di rigore, a causa di errori di lettura della traiettoria tenuta dal pallone o a causa di marcature perse e/o approssimative. Il risultato è che nei duelli aerei la squadra emiliana risulta una delle peggiori e pertanto, quando gli avversari decidono di attaccare con lanci lunghi e/o cross in mezzo, la retroguardia emiliana fa molta fatica a contenere le sortite offensive nemiche, concedendo un grande numero di occasioni pericolose e potenzialmente da gol. Questa difficoltà sulle palle alte si verifica anche sui calci d’angolo. Insomma, senza esagerare, possiamo tranquillamente affermare che, in caso di palla alta, la difesa del Sassuolo non la becca praticamente mai. Inoltre, il Sassuolo tende molto spesso a concedere spazio in zona di rifinitura, caratteristica che rende quindi accessibile agli avversari la possibilità di andare al tiro dalla distanza/dal limite dell’area. Generalmente, la difesa emiliana riesce a coprire in ampiezza tutto il campo abbastanza bene, anche se, soprattutto in caso di attacco veloce da parte degli avversari, talvolta il lato debole risulta scoperto e quindi facilmente attaccabile (questo perché nel tentativo di arginare la manovra offensiva, tendono a fare molta densità attorno al portatore, soprattutto quando questo si trova nei pressi del vertice dell’area di rigore). Gli uomini del pacchetto difensivo difendono a zona. I raddoppi, come detto, si verificano quando la palla è sul lato e nei pressi dell’area di rigore: questi, sono portati dal terzino e dall’esterno d’attacco che si è abbassato. Alla manovra difensiva partecipano quasi sempre in dieci uomini, l’unico che infatti resta escluso da questa fase è la punta avanzata.

TRANSIZIONE NEGATIVA E COPERTURA/MARCATURA PREVENTIVA

Quando gli uomini di de Zerbi perdono il possesso della sfera, la scelta principale è quasi sempre quella di ripiegare e prepararsi a contenere la sortita offensiva avversaria (cercano di ripiegare soprattutto sul lato dove sono spesso scoperti in quanto i terzini partecipano attivamente alla manovra e alla costruzione dell’azione offensiva). Va precisato però che quando il controllo della palla viene perso in zona offensiva o sul lato, i neroverdi portano una pressione più o meno aggressiva (a portarla sono principalmente i calciatori più avanzati) nel tentativo di recuperare immediatamente il pallone e contrattaccare. In marcatura preventiva, restano solamente i due difensori centrali.

SWOT ANALYSIS

Punti di Forza: - Grande organizzazione di gioco e squadra ben messa in campo; - Pallone quasi mai regalato agli avversari ma sempre gestito in modo ragionato e ottimale; - Esterni offensivi di grande velocità e bravura (in primis Berardi e Boga); - Terzini che spingono moltissimo e partecipano praticamente sempre alla costruzione offensiva; - Caputo riesce a fare reparto da solo e risulta sempre pericoloso quando entra in possesso del pallone; - Potenzialmente pericolosi in contropiede. Punti Deboli: - Quando non hanno la possibilità di fare il primo passaggio in verticale (ad esempio quando i mediani sono schermati dagli avversari) la loro costruzione dal basso ne risente tantissimo in negativo; - Grossissimi problemi nella lettura e nella gestione delle palle alte; - Terzini che spingono tantissimo in fase di possesso e che quindi lasciano quasi sempre sguarnite le corsie laterali in zona difensiva o comunque risultano in ritardo in fase di copertura; - Quando sono costretti a lanciare lungo, magari causa pressione alta o linee di passaggio chiuse, risultano praticamente inoffensivi o quasi; - Rosa profonda ma non di altissima qualità. Opportunità: - Negare loro il primo passaggio in verticale (o anche il seguente scarico sugli esterni) per snaturare il loro gioco; - Portare pressione alta per non farli ragionare/costruire dal basso e costringerli quindi a lanciare lungo; - Attaccare sulle corsie laterali, soprattutto in contropiede; - Sfruttare la scarsissima abilità sulle palle alte per far male con cross in mezzo e sui calci d’angolo. Rischi: - Subire molto sugli esterni concedendo loro la superiorità numerica in quella zona di campo; - Essere bucati dalle giocate individuali di Berardi, Boga e Caputo; - Essere presi in contropiede;

- Non riuscire ad interrompere il loro possesso palla e la loro fitta rete di passaggi.


VALUTAZIONE FINALE E VOTO

Il Sassuolo è sicuramente una delle squadre più belle e divertenti da veder giocare: nonostante la giovane età di tanti componenti della rosa e delle qualità di palleggio non proprio al top, la squadra di de Zerbi non butta praticamente mai il pallone, affronta con coraggio ogni avversario e riesce a sviluppare trame di gioco molto interessanti.

Peccato che i risultati non sempre siano costanti: i neroverdi infatti, alternano grandi prestazioni (e vittorie) a partite meno scintillanti e spesso concluse con zero punti portati a casa.


VOTO FINALE: 6



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